Hitch-Hiking In Lebanon

Road book.

A Beirut c’é aria di rinascita. Riaprono le boutique, grandi hotel, le discoteche. Gli uomini d’affari si dicono convinti che torneranno i tempi della Svizzera del Medioriente. La città è un cantiere.

Ma la stabilizzazione potrebbe essere solo una tregua. Israele continua ad occupare la “fascia di sicurezza”, a sud del paese, una striscia lunga 12 km e larga 120.

Lì la guerra con gli Hezbollah libanesi non si ferma, e i morti da entrambe le parti sono decine ogni mese.

In realtà la sovranità del governo libanese, spartito tra musulmani e cristiano maroniti, é assolutamente limitata.

E’ la Siria ad esercitare una specie di protettorato, che si materializza nella presenza di 35 mila militari in Libano.

Il paese, da sempre multietnico, tra il 75 e il 90 fu devastato della guerra.

Alle fazioni libanesi si aggiunsero gli eserciti di Siria, Israele e i guerriglieri di Arafat.

Morirono 85 mila persone su tre milioni e mezzo di abitanti e nel paese affluirono 700 mila rifugiati.

Questo è il diario di due giovani europei (Richard, 22 gallese, e Matthieu, 20 anni, francese) che hanno percorso in autostop per tre settimane il libano.

Il Libano.

E’ un piccolo paese nel mediterraneo orientale che si è reso tristemente celebre a causa di una terribile guerra civile tra il ‘75 e il ’90. Prima della guerra la chiamavano “la svizzera del medio oriente” a causa della sua ricchezza e della sua “occidentalizzazione”.

Devastato da 15 anni di combattimenti, il Libano conta ancora oggi 4 milioni di abitanti che lavorano ardentemente a la ricostruzione del loro paese. Beirut, la capitale è tutt’oggi uno dei più grossi cantieri del mondo.

Impressioni.

Siamo nel mezzo della notte e nonostante fa caldo. All’ aeroporto di Beirut e sulla strada, siamo controllati da militari armati fino ai denti.

Non è il caso di fare i mariulioli. Qui non si scherza. (Lo scopriremo in seguito i militari sono dappertutto e i controlli di identità numerosi.

Quando non hai a che fare con l’esercito libanese o con la milizia, ti tocca l’esercito siriano, in quanto il libano è sotto la dominazione di questa grande potenza araba)

Nel nostro viaggio, i militari ci hanno impedito di spingerci nel sud del paese, a causa della vicinanza con Israele, potevamo essere degli spioni (!) ma anche a causa dei bombardamenti da parte di questo paese. Bella prospettiva!

Beirut.

Ci rimaniamo una settimana, prendendo tempo per girare tranquillamente e per abituarci a questo nuovo paese al suo clima, ai suoi abitanti e le loro abitudini.

La guerra è terminata da oltre 10 anni, eppure la capitale libanese mostra ancora di numerosi segni di quel periodo.

Dappertutto, possiamo osservare case fatiscenti con le facciate crivellate di pallottole e di immobili sventrati nelle quali abitano talvolta ancora delle famiglie o gruppi di operai.

Tutto il centro storico non è altro che un immenso cantiere dove si elevano immobili ultramoderni, banche e grand-hotels.

Sulla strada.

Il caldo è pesante e l’atmosfera riempita di polvere.

Noi cerchiamo punti d’ombra per rifugiarsi un po’ ed è con piacere che accettiamo i succhi di frutta fresca che i mercanti ambulanti propongono per qualche moneta.

Le auto si fanno largo a gran colpi di clacson nel mezzo della folla dei carretti caricati di frutta che i venditori tirano a braccia.

Tutto questo casino è presto molto stancante e comprendiamo perché i vecchi passano tutto il loro primo pomeriggio al fresco nei bistrot o giocano a carte o a tric-trac e bevono thè e fumano per ore nel loro narghillè.

L’esibizionismo.

Quando un libanese ha dei soldi li mostra.

Tutti i segni esteriori di ricchezza si esibiscono.

Vestiti lussuosi, macchine decapottabili, telefoni portatili, Ray-ban..

I libanesi ricercano anche gli stessi divertimenti che in Europa: bars alla moda, night-club, rave party..

Ogni tanto a Beirut, ci potremo presto sentire come in una capitale europea.

Hashish (1 parte).

Per noialtri europei, una delle specialità libanesi, è l’hashish.

Ma a Beirut, tutti ci sconsigliano di cercarlo: al momento la vendita è diventata illegale e il traffico è severamente controllato.

E quando sei turista è facile farsi notare. Passeggiando nelle strade di Beirut, siamo invitati a bere un thè da un vecchio arabo che abita qui in una casa mezza in rovina.

Lui passa la giornata a guardare la gente passare e sembra essere il capocantiere che vive anche il loco.

Anche lui ci ha sconsigliato di cercare qui l’hashish, e per nostra convenienza, ci ha raccontato gli anni che ha passato nelle prigioni libanesi.

Poi incontriamo finalmente qualcuno con la dritta giusta: dobbiamo andare in un piccolo villaggio nell’altopiano de la Bekaa, dove si coltiva ancora.

Laggiù, ci raccontano, l’hashish fa parte della cultura locale e si offre agli stranieri di passaggio allo stesso tempo che il thè.

Questo villaggio sarà dunque una delle nostre tappe.

Tyr e Saida.

Per arrivare in queste conosciute città del sud, prendiamo un taxi collettivo.

9 persone schiacciate in una vecchia mercedes e siamo in strada 3 davanti e sei dietro.

A Saida, passiamo parecchie ore nel souk, il mercato, e scopriamo il piacere del Narghillè sciroppando spremuta di limone.

Un altro giorno a Tyr, dopo aver visitato i siti archeologici, cerchiamo un posto per bagnarci.

Incontriamo un taxista che ci dice

“Venite con me, io ho una spiaggia!”

Effettivamente possiede una piccola baracca vicino all’acqua che offre bevande e grigliate ai bagnanti.

Passiamo tutto il primo pomeriggio con lui e i suoi amici a mangiare e bere sulla terrazza dove regna una tele con il mare sullo sfondo. In questo momento siamo veramente lontano da tutto.

Sulla strada.

Guidare in Libano può talvolta essere divertente ma si rivela spesso stressante.

Le regole sulla strada sono dettate da colui che suona il clacson più forte.

Semafori rossi, cartelli stradali, nessuno li caga. I conducenti folli al volante di vecchie e grosse mercedes non si preoccupano di nessuno.

I locali sembrano perfettamente abituati e mantengono la loro calma in tutte le situazioni.

Ma per gli occidentali che volgiono provare questo gioco, l’adrenalita è garantita. Soprattutto se portate la vettura in controsenso sull’autostrada..

L’autostop.

Direzione nord. Bus fino a Byblos, celebre città antica sul mare.

Per proseguire decidiamo di fare l’autostop.

Per due giovani occidentali come noi, non c’è problema. I libanesi amano particolarmente i francesi e non vedono gli occidentali come nemici o come dei turisti qualunque ai quali portar vai più soldi possibile.

Quindi non rimaniamo mai a lungo sul bordo della strada in attesa. Viaggiamo anche in tutto il nord e l’est del paese in una dozzina di giorni

Tripoli.

L’hotel è veramente pietoso, è il meno caro della città, meno di 4500 lire a notte.

E’ forse perché devi arrampicarti 8 piani senza ascensore e che dormiamo nel mezzo di scarafaggi.

Ma il guardiano è simpatico, anche se non ci sforziamo troppo di comunicare. Quando torniamo tardi ci offre il thè e passiamo bei momenti a contemplare in silenzio le luci della città dal balcone.

I Souks e i Khan di questa città sono magnifici, ma qui noi ci interessiamo soprattutto di questa isola minuscola che raggiungiamo per fare il bagno.

La osserviamo dei mussulmani fare il bagno. Strano spettacolo di queste ragazze che nuotano e si tuffano coperte dalla testa ai piedi dalle loro djellaba nere.

Piaceri della tavola.

Il piatto tradizionale libanese si chiama Mezzè.

Consiste in una moltitudine di piccoli piatti (insalate, grigliate, formaggi liquidi, pure di ceci) da bere con dell’Arack, un bibità alcolica al gusto anice.

Spesso fumiamo allo stesso tempo su un grosso Narghillè (waterpipe) differenti tabacchi profumati al gusto frutta. La pasticceria (in particolare quella di tripoli) è imbevuta di miele e pistacchi..

I Cedri.

Il monte libano è la punta più alta del paese.

Ai suoi piedi una delle rare stazioni sciistiche del paese, che si chiama Cedres.

Infatti è situata accanto a una delle ultime foreste di cedri del libano, celebre per la qualità dei suoi legni Il cedro è anche il simbolo del paese che troviamo sui drappi.

Oggi questi alberi sono in via di estinzione e la piccola foresta è molto sorvegliata.

E’ sotto un cedro centenario che noi piantiamo la nostra tenda e dove gustiamo pannocchie al fuoco di legna.

L’auto che si accosta per prenderci l’ indomani ha dentro una famiglia di 4 persone e una lavatrice. Il padre si prende la briga di schiacciare i nostri sacchi nel cofano e obbliga i suoi figli a stringersi per farci posto..

Una volta risalito il colle dominiamo tutta la alta valle di Bekaa: un paesaggio magnifico.

Balbeek.

Anche se uno non è appassionato di vecchie pietre queste cose danno emozioni…

Girovagare nei templi che hanno più di 2000 anni procura un certo piacere (templi di Bacchus e di Jupiter)

Hashish (2 parte).

Il famoso piccolo villaggio dove si coltiva ancora si trova non lontano da Balbeek.

Dei militari ci depositano a un incrocio e ci dicono che il villaggio si trova in fondo della strada, ma ci sconsigliano fortemente di andarci.

Ci ritroviamo in mezzo a una pianura desertica, con giusto un garage al lato della strada.

Facciamo autostop ma ci sono troppe poche vetture e quelle che passano non si fermano. Il garagista ci viene ad incontrare e a domandare.

Ma non parla che arabo, e allora è un po’ complicato.

Qualche istante più tardi, una grossa lussuosa mercedes e due individui poco rassicuranti si fanno domande (in inglese) su cosa veniamo a fare qui, sono armati e cominciamo ad avere paura.

Facciamo finta di essere dei turisti persi e ci proponiamo di ripartire al più presto. Peccato, non abbiamo gustato l’hashish libanese!

Religione.

In una strada, passeggiano due amici.

La prima porta un djellaba nero e un velo nasconde la sua faccia. L’altra è vestita di una minigonna e di una t-shirt attillata.

Questo aneddoto riflette perfettamente la situazione di un paese che conta 18 religioni, principalmente cattolici e mussulmani.

Abbiamo provato a parlare a degli studenti di “laicità” ma nessuno ha capito di cosa volevamo parlare. Questo per il fatto che qui è tutto organizzato in funzione delle diverse religioni, così come il sistema politico.

Malgrado i 15 anni di guerra i due amici possono o passeggiare assieme e ridere insieme. Tanto meglio.

Zahlè.

Ultima tappa, Zahlè è soprattutto conosciuta per i suoi Mezzè, investiamo i nostri ultimi dollari in un buon ristorante.

Aspettiamo una ragazza che ci dovrebbe ospitare per la notte.

Ma siccome lei non è mai arrivata noi senza più soldi andiamo alla croce rossa. Il volontario che ci ha accudito è stato molto simpatico: abbiamo discusso e fumato dei Narghilles, ci ha fatto visitare tutta la regione.

Abbiamo passato parecchi giorni con loro, prima di finalmente rientrare a Beirut.