Quando abbiamo chiamato Giorgio per intervistarlo era probabilmente una giornata di caldo sole invernale.
Di quelle che arrivano dopo settimane umide e piovose. Non aveva voglia di essere intervistato.
Abbiamo scambiato qualche parola sugli stati uniti, sui rapporti con gli sponsors e su freezer.
Da quando l’ho fotografato la prima volta nel ‘89, un contest a Rimini dove sti due bocia venuti fuori dal nulla hanno strabiliato tutti con la facilità e la naturalezza con cui imparavano i trix, la tavola da skate é stata il centro, il mezzo, il passaporto che lo ha cresciuto e messo in contatto con stimoli e esperienze inaccessibili a molti di noi.
Robe che il ragazzino medio italiano fa fatica ad immaginare anche dopo aver visto tutti i film culto in circolazione.
Con due genitori che lo hanno sempre capito incoraggiato e supportato Giorgio é nella storia dello skate nostrano l’unico che ha mai avuto un ‘signature model‘ da una ditta americana.
Il primo mai apparso su pubblicità su riviste americane, e il primo che é entrato, spaccando il culo ad un sacco di ‘pros’, nel giro internazionale.
Skating Vert made easy! Oggi é pagato per skateare, per vestirsi e per proteggersi gli occhi, forse anche per le calze che mette.
Oggi si gira il mondo skateando con i suoi amici e facendo amicizia con chi skatea.
A noi che passiamo il tempo nei bar a bere e fumare e facciamo una rivista piena di cagate preferisce chi fa una rivista seria che promuove lo skateboarding.
Invece dell’intervista ci lascia questa lettera (qui sotto) che ha scritto un po’ di tempo fa alla Powell (che poi é già uscita nelle pubblicità americane della Vans)
Quando abbiamo chiamato Giorgio aveva probabilmente voglia di correr fuori con la sua pattinella.
O forse preferisce lasciar parlare i suoi airs.
Va secco Gio, have fun.. chi ti ferma più!
Giorgio Direct
Ohila’, come va?
Sono Giorgio Zattoni dall’europa e io e mio fratello Gianni viviamo in un paesino di nome Savarna in Italia.
Qui e’ tutto molto tranquillo proprio il contrario della California. E’ da circa 9 anni che giriamo in skate.
Abbiamo cominciato nel strade sotto casa, Sono stato fortemente attratto da questo divertente gioco.
Cosi’ un giorno dissi:
“Hey, papa’, costruiamo delle rampe, dai !”
e mio padre:
“Che cosa sono le rampe?”
Detto fatto, nel giro di 2 mesi avevamo il nostro piccolo skatepark, sponsorizzati dalla nostra famiglia.
Tutto funzionava bene, i miei erano troppo contenti di vederci crescere skateando invece di passare le giornate nei bar a bere e fumare erba.
Un anno più tardi ho voluto iniziare i mini CONTEST ITALIANI.
Quattro anni di vittorie e un sacco di foto sulle riviste italiane.
Mi stavo esaltando, vi giuro, e mentre gareggiavo con risultati piuttosto buoni in tutta EUROPA e nella famosa Powell WareHouse e sono stato sponsorizzato by the big factory of Santa Barbara!
Nel 1993 sono tornato a casa con il mio pro model pieno di nostalgia per casa mia. Quattro giorni più tardi, all’improvviso ho smesso questo gioco non più divertente. Sono stato in solitudine per un po’, provando a trovare me stesso. Non trovavo la mia skating soul.
Così decisi “facciamo qualcosa di estremo”, “motocross racing”.
Per due anni e mezzo ho guidando aggressivamente, uccidendomi e rompendomi dita, naso fino a due giorni di coma.
Così ho capito.
Io sono nato per skateare la mia tavola, e sono tornato a spaccare il culo come vert-skater.
Con Amore.
Giorgio Zattoni