Tandadalen

Tandadalen.. da qualche parte in Scandinavia.

Col 31.1.2000 scade il segreto. Tandadalen è un nome inventato dall’organizzatore di questa gara di snowboard.

Sono sicuro che fosse in una regione continentale a cavallo fra Svezia e Norvegia, in quanto i singoli GPS davano un’incertezza elevata, ma triangolandone tre contemporaneamente siamo risaliti ad una ristretta zona nella taiga della regione di Salen.

Ma procediamo per ordine.

Verso la metà dell’autunno ci avvertirono di un’operazione di marketing segreta, che avrebbe avuto il suo climax verso la fine dell’anno. L’ordine era il silenzio e la disponibilità.

D’altronde a Londra c’è ben poco da fare di snowboard in quel periodo, le Alpi sono ancora indietro con la neve e l’America può attendere.

A metà dicembre arriva un messaggio. A mano da un fattorino: entro tre giorni meeting alla Royal Halle di Oslo. Oslo. Nevica. Il freddo è pungente. La notte artica è qui a due passi. Fuck the London grey!

Qui, anche col buio, è tutto molto più bello. Royal Halle. Ci assegnano delle stanze e ci danno un nuovo appuntamento all’aereoporto minore di Oslo. Mi confronto con i rider e i fotografi che conosco.

Facce stranite, punti di domanda sui volti. Quattro birre in compagnia non guastano, ma non fanno assolutamente luce su quello che ci aspetta, e soprattutto sul motivo di tanta segretezza.

Poco male, ci addormentiamo pensierosi e allo stesso tempo curiosi. All’aereoporto di un piccolo jet su pattini ci aspetta per portarci alla meta del nostro viaggio.

Il volo è breve, non più di un’ora e mezza con la spiega; Tutti i nostri rulli dovranno essere consegnati all’organizzazione che fatti sviluppare li rende il 31 gennaio.

Si raccomanda di non farne menzione con nessuno, gli appoggi dell’organizzatore ci farebbero immediatamente screditare presso tutte le media del settore e non. Non si capisce cosa vogliano fare. La cosa curiosa è che i finestrini sembrano gelati, in realtà è lavoro di spray per non farci vedere dove andiamo.

Poco male, tanto pagano loro. Arrivati ci troviamo in una base smilitarizzata nei pressi di una collinetta come ce ne sono mille nel Sussex. 450 piedi di terra coperti da neve, un impianto sempre funzionante e illuminazione a giorno.

Ai suoi piedi finalmente una struttura familiare: un bel quarter, un kick e un corrimano, e le proporzioni sembrano decisamente notevoli. Chissà perché tanta segretezza? Un uomo senza accento, in perfetto inglese ci assegna alle stanze e ci dice che ci farà girare quando vogliamo.

Ci avverte sulla temperatura un po’ rigida, sulle previsioni per i prossimi giorni e ci augura buona notte. Ci troviamo come ebeti a guardarci in faccia.

Ci sono parecchi pro conosciuti, alcuni mai visti e un fotografo per nazione, compreso il Portogallo. Parlo con Vincent Skoglund, che è di quelle parti, ma anche lui non sa niente.

“Quando a poker non hai capito chi è il pollo dopo mezz’ora, il pollo sei tu!”

Questa frase mi ronza in testa per tutta la notte. L’indomani c’è il training di quarter e i soliti nomi si distinguono per bravura, gli sconosciuti girano bene, ma non sembrano all’altezza della struttura.

A parte il fatto che nessuno li conosca e che tuttti parlano inglese perfetto e senza accento, per il resto sembra un evento normalissimo. A parte il fatto che non c’è nessuno a fare da pubblico.

La giornata scorre via liscia, di sera non c’è molto da fare. Stiamo tutti nella stanza più grossa, la zona dei graduati della base, a bere birra e scambiarci convenevoli. Giorno due. Primo contest.

La cosa che subito salta all’occhio è la nuova struttura: un grosso sistema di tralicci portanti con tubazioni che serve a ricreare una forte nevicata; sembra di essere sul set di uno dei colossal di Hollywood. Neve “artificiale” si crea da dei mini cannoni e cade a larghe falde sulla struttura durante la gara. Non ne capiamo assolutamente il perché.

Comunque sia nelle foto ogni sua traccia è stata cancellata. Pazzesco! Fiancheggiati da un maxi schermo guardiamo e fotografiamo la gara. Primo è Luoma, che gira alti 540° secondo Benedek che va solo in switch, terzo uno degli sconosciuti, di cui leggiamo il nome sullo schermo: Joakim Kaaferen.

Si distinguono anche per bravura Romain De Marchi, Jeff Anderson e Ingemar Backman. Ma ai risultati diamo poca attenzione. Anche i rider sembrano un po’ turbati dalla stranezza di questa situazione; i loro sponsor li hanno avvisati di non preoccuparsi e di non far domande.

Ad un certo punto colpo di scena: Michi Albin, che non sembrava gradire la struttura fa di testa sua e usa il bordo del quarter come jump.

Non lo rivedremo per due settimane.

L’organizzazione manda tutto a monte, annulla le date successive e ci prega di preparare le valige. Senza farci troppa fretta, ma con decisione, ci accompagnano alla pista e ci rimandano a Oslo.

Senza rulli torniamo a casa. In realtà avevo provato a fare il furbo, ma la pellicola che mi ero imboscato è uscita bianca: il vecchio metal detector mi ha bruciato tutte le immagini (oltre che due cassette dei Beastie Boys).

Mi congedo dai miei amici e me ne torno a casa sempre più convinto di essere il pollo di un gigantesco scherzo.

Spero di non essere smentito prima dell’uscita dell’articolo su Snowboard UK, che anche se siete italiani vi consiglio.

Perché nelle foto non si vede la struttura per la nevicata artificiale?

Chi è Joakim Kaaferen?

Dov’è stato Michi Albin?

Perché proprio il 31.1.2000?

Klaasifica: 1 - Willie Luoma 2 - R.de Marchi 3 - J.Kaaferen 4 - D.Benedek 5 - R. Savoonen 6 - I.Backman